Nel 2010 il turismo è sotto il segno della crisi: male per gli agriturismi
L’Osservatorio Nazionale per il Turismo e la Banca d’Italia hanno diffuso i dati sull’andamento del turismo italiano nel 2010. Purtroppo il risultato è negativo: l’anno appena concluso ha visto una diminuzione dell’1,2% del settore. Se la flessione può sembrare bassina bisogna considerare il fatto che già il 2009 non era stato un anno positivo. Il settore che ne esce peggio è l’extra-alberghiero (-1,7%) e l’agriturismo (-2,1%).
Ma chi se la vede peggio sono soprattuto gli agriturismi: dopo il boom che il turismo verde ha avuto fino a qualche anno fa, quest’anno Agriturist fa notare che i numeri dell’Osservatorio nazionale per il turismo parlano chiaro: il settore che sta peggio è proprio quello dell’agriturismo. Vittoria Brancaccio, presidente Agriturist, prende la parola: «Non è possibile proseguire con una gestione approssimativa e spontaneistica del turismo italiano. L’extralberghiero, per la dimensione ricettiva generalmente modesta, è poco idoneo al ricevimento di gruppi organizzati: deve dunque essere sostenuto con una vigorosa politica d’immagine della“destinazione Italia” e da una efficace attività di formazione degli operatori».
La crisi del settore ha ovviamente delle conseguenze: la prima, secondo Federalberghi, è proprio un calo dell’occupazione (-3,6%) che ha toccato soprattutto i lavoratori a tempo determinato con un totale stimato, per l’intero settore, di 20mila posti di lavoro.
Questi dati arrivano sulla polemica che da diversi giorni sta armando gli operatori del settore turistico e il Governo: giovedì 3 febbraio, nell’ambito del piano di attuazione del Decreto sul Federalismo, si deciderà sulla famigerata tassa di soggiorno da applicare alle prenotazioni di turisti, italiani e stranieri, in transito negli hotel del BelPaese. Le associazioni di categoria sono scese all’attacco del Governo ritenendo che un’imposta del genere non fa altro che peggiorare e disincentivare un settore che già è in crisi e che non è in grado di competere con i partner europei.