Nel mondo ci sono circa 25 milioni di turisti che si muovono per giocare a golf. Questi muovono un giro di affari di circa 40 miliardi di euro ogni anno. Inoltre il golf genera un tipo di turismo legato al lusso, alla buona cucina e a un tenore di spesa medio altro. È stato calcolato che il golfista ha una media di permanenza più alta degli altri turisti: sette giorni contro i quattro del turista “normale” e spende circa il doppio, non lesinando nei territori circostanti.
I paesi che stanno investendo maggiormente in questo settore per ora sono la Cina e il Brasile mentre l’Italia, ancora, esista a emergere. Questo è dovuto alla burocrazia, dice un imprenditore di Cattolica, sul quotidiano “La Gazzetta dello Sport”: in Italia ci vogliono tempi lunghissimi (dai cinque fino ai 10 anni) per sbrigare tutte le pratiche burocratiche necessarie per poter aprire un’attività di questo tipo.
Altri Paesi europei, come la Spagna, hanno invece investito in questo settore per rilanciare zone depresse: in Andalusia sono stati costruiti oltre 100 campi da golf che oggi attirano mezzo milione di turisti l’anno. In Italia la sola regione che sta facendo questo tentativo è la Sardegna, creando più di 20 campi da golf che dovrebbero portare migliaia di turisti ogni anno e dare lavoro a circa cinque mila persone.
L’appello lanciato dall’imprenditore su “La Gazzetta dello Sport” è che questo tipo di investimento venga fatto anche in Riviera Romagnola: la fascia costiera che va da Cervia ad Ancona è infatti una zona perfetta per attirare questo tipo di turismo, sia per gli spazi, sia per la ricchezza del territorio, sia per quanto riguarda l’offerta enogastronomica.