Per il ponte dell’immacolata, iniziato giovedì 8 dicembre, la Val di Susa è praticamente irraggiungibile. Le proteste dei No Tav, infatti, sono scoppiate di nuovo ieri contro la costruzione dei cantieri dell’Alta Velocità. Ieri sono stati, infatti, organizzati tre cortei diversi, è stata bloccata, dell’autostrada del Frejus fin dalle 10 del mattino, sono stati chiusi gli accessi a Chiaromonte e il traffico sulle principali strade del Moncenisio e del Monginevro.
E questo, per l’economia di una valle già molto penalizzata, è un problema: gli albergatori e i ristoratori della zona, infatti, si sono così visti sfumare la possibilità di guadagnare nel primo week end lungo delle vacanze di Natale, soprattutto in una stagione che non si annuncia positiva per quanto riguarda il turismo invernale a causa della scarsità delle nevicate in alta e bassa quota. La val di Susa è nota perché è una valle molto ricca dal punto di vista paesaggistico e montano: è attraversata dalle Alpi Cozie e dalle Alpi Graie e divisa in due dai torrenti Dora di Bardonecchia e Cenischia. La sua punta più alta è il Rocciamelone, che arriva a toccare i 3538 metri di altitudine.
Il movimento “No Tav” è il movimento di protesta contro la costruzione della tratta ferroviaria “Torino-Lione”, che fa parte del “Progetto Prioritario 6” dell’Ue. Il movimento è nato negli anni Novanta in maniera spontanea quando la popolazione della valle ha iniziato a incontrarsi per discutere del cantiere. Negli anni ci sono state diverse grosse manifestazioni, alcune anche finite in violenza, che hanno visto coinvolta spesso la popolazione e gli amministratori del territorio.